• Pubblicata il
  • Autore: Andrea
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Autostop da camionista - Venezia Trasgressiva

Fu cosí che decisi di girare per l´Europa. Organizzai il tutto tranne il fatto che non avevo una lira in tasca. Non restó che fare l´autostop. a forza di movimento di pollice arrivai a Monaco. sull´ autostrada mi misi un cartello al collo con scritto Hamburg.
Dopo un po´si fermó un camion a rimorchio. Un´camionista enorme si fermó e col suo vocione baritonale mi fece segno di salire. Io fui un pó intimorito dal suo aspetto pauroso. Era forse alto minimo due metri, da seduti gli arrivavo al petto. avrá pesato sui 150 kg e dalle maniche corte spuntavano due muscolacci paurosi e pelosissimi. Dai pantaloni corti si intravvedevano due coscie enormi e durissime talmente coperte di peli da sembrare avesse dei pantaloni invernali. Le scapre erano forse un 47. aveva una barba di tre giorni nerissima e densa che copriva faccia, collo e si aggiungeva al di dietro a dei capelli nerrisimi, folti e grossi fermati da un´elastico e formando una coda grossa come quella di un cavallo. La voce era baritonale, catarrosa e teneva un grosso sigaro mezzo masticato fra i denti gialli di nicotina. Durante il viaggio fumava in continuazione, distruggeva una birra dopo l´altra e cantarellava col suo vocione dei canti popolari tedeschi. Dopo un po´ si tolse i guanti da guida e notai stupitissimo che aveva delle lunghissime unghie curvate come artigli laccate rosso fuoco. Pensai che forse quel´energumeno magari era un po´finocchio. Mi sentivo inbarazzato e un po´preoccupato pensando date le proporzioni alla grandezza del suo cazzo. Mentre scorrevano i chilometri forse per il troppo calore si levó il maglionaccio. Fu li´che sprofondai sul sedile. Aveva due tettone piú grosse di quelle di una vacca con dei capezzoli enormi, rigidi e scuri, quasi grossi come il mio piccolo cazzo. Lui, lei, mi guardó e fece un´enorme ridacchiata catarrosissma. Dí la verita´, cosa avevvi pansato su di me? disse con un italiano da vacanze a Rimini. niente, risposi tremante, Lei si mise le mani sul pube e comincio a massaggiare. Io pensai un po´rilassato che ormai il pericolo di essere inculato er svanito. Ma come ti chiami domandai uncuriosito: Inka. prese con la sua manaccia tipo pala, callosissima la mia manina tremante e se la infiló nella cerniera dei pantaloni ormai aperta. Massaggia: ordina con tono imperativo. Fra una foresta di pelacci densisssimi sentii che stava spuntando qualcosa di rigido che ingrossava a dismisura. Mi prese la testa e se la diresse su quel strano clitoride. Sentii peró anche una voragina bagnatissima, caldissima ed enorme. Ormai il clitoride era diventato un missile da 25 cm. non capivo se preferiva essere masturbata o penetrata con tutta la mia mano. Improovvisamente si spostó a destra su un parcheggio isolato. Si levó i pantaloncini e visi la piú grande forsta di peli mai sognata prima. Partiva da fianco a fianco fino a prolungarsi sulla pancia, ombelico e su per le tettone mastodontiche, prolungandosi senza pausa sulle coscie fino ai piedi. Mi prese con le sue manacce ai fianchi, mi sollevó e mi incastro´sul suo stendardo nocurante delle mie urla strazianti. Dopo un´eternitá venne eruttando dalla fica litri di succo caldo e viscido. Si accese un sigaro nuovo, ora é il tuo turno disse. tiró il sedile il piú indietro possibile mi posizionó fra le coscie dai pelacci attaccaticci di sperma mise i piedi a gambe larghe sul cruscotto: scopami disse. Li mi misi a tremare, la voragine era talmente grossa da far entrate le mie due braccia contemporaneaqmente fino al gomito. cominciai a tremare dalla paura. Entra! mi mise le manacce sul culo e mi forzó ad entrare. Fu lí che successe il miracolo. I muscoli allenatissimi dell´utero si restrinsero fino a catturare il nio cazzetto massaggiandolo come la piú esperta pompinara romagnola. Mi aggrappai alle tettone pelose baciandogli l´ombelico sudatissimo dallo spasmo dicendogli : sei il piú bel sogno della mia vita. Lei soddisfattissima non si accorse che ingoió il mozzicome del sigaro acceso, masticandolo con piacere. Mai stato cosí immanorato nella mia vita.

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